Studio antropologico – I principi della simbolica dei colori

Ogni elemento ha un suo colore: la terra è azzurra, l’acqua verde, l’aria gialla, il fuoco rosso; poi vi sono altri colori casuali e commisti, appena riconoscibili. Ma tu bada con cura al colore elementare che predomina, e giudica secondo quello.   ” Paracelso  

Muovendo dal principio generale secondo cui i colori ebbero lo stesso significato presso tutti i popoli dell’antichità, è possibile ravvisare in tale concordanza di significati, una comune origine, che tutti gli studiosi della storia dei colori fanno risalire concordemente alla religione della Persia.  

In questa, infatti, il dualismo di luce e tenebre offre la duplice matrice dei colori che divennero poi i simboli dei due principi ad essa connessi: benefico e malefico.  

Difatti, gli antichi ammettevano solo due colori primitivi: il bianco e il nero, da cui tutti gli altri derivavano. Portal nel suo studio Sui colori simbolici, che resta l’unico trattato specifico sul simbolismo tradizionale dei colori, prova infatti che il significato dei colori simbolici è lo stesso, o per lo meno analogo, in tutti i popoli e in tutte le epoche.  

Jung sostiene che un’immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e immediato. Esso possiede quindi un aspetto più ampio, inconscio. Quando si esplora un simbolo, infatti, si entra in contatto con idee che stanno al di là delle nostre capacità razionali. Rousseau,  dimostra che i colori rispondono anche a delle proprietà fisiche. Passando dal mondo inanimato alla vita, essi acquistano un significato. I colori sono delle sensazioni fisiche, ma sono anche dei simboli.  

Rousseau considera quindi i colori come una forma di linguaggio dell’anima universale, come una chiave che ci permette di aprire la porta di misteri antichi.   

Portal fa notare quella che egli chiama la regola delle opposizioni., secondo la quale uno stesso segno può essere assunto a sostenere due ruoli di valenza opposta, uno benefico e uno malefico, a seconda dell’ambito in cui è inserito.  

La regola delle opposizioni è comune alla lingua dei simboli e quindi a tutti i colori in generale. Questa regola attribuisce ai colori un significato opposto a quello che essi possiedono direttamente.  

Il nero, ad esempio, unito ad altri colori può attribuire loro un significato contrario.  

Così il rosso, che originariamente designava l’amore divino, unito al nero sarà il simbolo dell’amore infernale, e di tutte le passioni degradate.  

Comunemente il bianco e il nero simboleggiano la luce e le tenebre, la conoscenza e l’ignoranza. Ma il nero, oltre a quest’accezione negativa, ne possiede anche un’altra, positiva, come simbolo del principio e di fecondità. In ogni mito sulla formazione dell’universo, infatti, il nero rappresenta l’indistinto primordiale, è un’interpretazione comune a molte cosmogonie.  

Nelle teorie cosmogoniche il nero si presenta di solito come il colore della sintesi universale. Il nero, simbolo delle virtualità e delle potenzialità, è un colore così complesso da racchiudere anche l’intelligenza della costruzione. Il nero è il colore delle origini, degli inizi, degli occultamenti nella loro fase germinale, precedente l’esplosione luminosa della nascita. 

Nel prossimo articolo, vedremo come nelle diverse culture il colore assuma un significato diverso.


FONTI
H. Sun, “i segreti dei colori” , Sonzogno, Milano 1995
C. G. Jung, L.uomo e i suoi simboli
F. Portal, Sui colori simbolici
J. W. Goethe, Teoria dei colori
http://www.vanessavidale.it
http://blog.gianlucatramontana.it
http://www.homolaicus.com

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